Freedom Not Fear Winter Edition
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PERCHÈ FREEDOM NOT FEAR?

Fnf (Freedom not Fear) è una manifestazione internazionale contro la sorveglianza promossa ogni anno dal 2001. Quest'anno sarà ospitata d'inverno a Venezia.

Fnf nasce per contestare il "pacchetto sicurezza" promosso dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre, comprensivo di leggi liberticide come il Patriot Act.

Fnf nell'ultimo decennio ha continuato a denunciare gli eccessi del controllo in tutte le sue forme: video e pervasivo per le strade, audio o intrusivo nelle comunicazioni, normativo sui diritti civili di tutti..

Fnf contrasta l'abuso di sorveglianza esercitata da soggetti privati, così come dalle istituzioni. Ne sono esempio gli abusi subiti dagli attivisti per i diritti umani in tutto il mondo, o da qualunque cittadino ritenuto scomodo o perseguitato.

Fnf difende la privacy in quanto diritto umano sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, come dalla maggioranza delle costituzioni compresa quella italiana.

FnF si batte per la riservatezza delle comunicazioni e dei dati personali, contro la tracciabiltà dei movimenti e delle nostre vite.

Fnf vuole intervenire su un sistema kafkiano che non prevede privacy nè certezze sul trattamento dei dati personali. Dove non si conoscono le tutele della legge 196/2003, pur sapendo che nei fatti non cambia nulla: si è sempre spiati.

Fnf lotta per spezzare la gabbia della sorveglianza totale, quel carcere che G. Bentham definì Panopticon, ben prima dell'avvento dell'elettronica

Fnf contesta il controllo. Smaschera il concetto autoreferenziale che la sorveglianza e la repressione diano sicurezza, attraverso la dimostrazione di dati reali.

Fnf denuncia le falsità che stanno alla base della propaganda della paura, i meccanismi con cui l'opinione pubblica è manipolata, fino al punto di appaltare la sicurezza a ditte e soggetti senza scrupoli che ne fanno profitto

Fnf è un antidoto al senso di oppressione e isolamento, vero obbiettivo delle politiche securitarie. A fronte di una maggiore libertà dei cittadini di informarsi, comunicare e muoversi globalmente, il contenuto ideologico del sistema di propaganda, oggi come dal 1984 di Orwell attraverso la guerra fredda fino alle più recenti guerre al terrorismo, è la paranoia.

Fnf crea consapevolezza: anche con metodi democratici ognuno di noi può condurre una battaglia contro questi strumenti oppressivi del potere, come dimostrano gli esperimenti riusciti di certe campagne a tutela della privacy (vedi a Venezia IMOB e videocamere abusive).

Fnf intende distribuire software libero per crittografia e anonimato, e discutere ogni genere di atto pratico a smarcarsi dal controllo, da quello legale a quello meno ortodosso. Le più moderne tecnologie di intercettazione di massa fatte con i soldi sottratti legalmente ai cittadini verranno vanificate, le intercettazioni diventeranno obsolete, agendo così contro il controllo concretamente oltre che concettualmente. Nel campo delle comunicazioni gli strumenti per tutelarsi sono progrediti quanto quelli per spiare, bisogna solo saperli usare. Con una serie di piccoli gesti quotidiani, volti alla semplice cura della riservatezza delle informazioni personali. Ma è come la raccolta differenziata: solo se queste sane pratiche diventano buone abitudini di tutti, risolvono il problema.

Fnf si tiene in Italia in quanto secondo paese in Europa per investimenti su sistemi di videosorveglianza, senza che ci sia una reale valutazione dei problemi legati alla sicurezza. Spesso si trascura il fatto che i cittadini hanno bisogno di altri servizi e di una sicurezza reale e non falsa come quella delle telecamere o delle intercettazioni. Bisogna impedire che la libertà finisca in balia di un marketing privato di controllo e repressione. Bisogna sapere come può essere usata ogni tipo di traccia che lasciamo, anche nei tribunali

Fnf promuove la libertà (nel rispetto dell'altrui libertà) come unica sicurezza: siamo liberi e sicuri solo se lo sono tutti. Non lo siamo perchè subiamo gli abusi del potere: sottrarsi al suo controllo, secondo noi, è l'unica sicurezza e l'unica libertà. Il Grande Fratello non esiste, ma resterà realtà finchè la gente continuerà a credere che esiste.

PERCHÈ A VENEZIA?

10 anni fa Venezia conosceva meno controllo, eppure ci si viveva meglio. Oggi, con quasi il 40% di spazio pubblico sottoposto a videsorveglianza, è la città proporzionalmente più spiata del mondo. Nonostante una presenza di occhi elettronici superiore a quella di Manhattan, l'insicurezza sociale è aumentata e la tutela degli spazi pubblici è diminuita. Checchè ne dicano i finti osservatori istituiti a beneficio della propaganda municipalista, la qualità della vita e dell'ambiente è visibilmente calata.

10 anni fa Venezia era il comune più ricco d'Italia. Non è più così: crisi economica, taglio dei trasferimenti governativi, grandi opere e spese folli, danni erariali dovuti a cessioni immobiliari sospette, privatizzazione di beni e servizi, debiti fatti con prodotti finanziari derivati .. tutto ciò ha portato il Comune di Venezia fuori dal Patto di Stabilità.

10 anni fa c'era un avanzo primario importante: il bilancio comunale era grasso grazie alla Legge Speciale (prima che venisse scippata del M.O.S.E.) ma anche al centinaio di milioni che si poteva incassare ogni anno dalle sponsorizzazii al Carnevale (uno schifo, ma non c'è più nemmeno quello) e un altro bel centinaio di milioni dal Casinò di Venezia (sembra incredibile ma vogliono vendersi anche di quello).

10 anni fa i primi venti di crisi portarono a chiudere il bilancio con un passivo di una quarantina di milioni. Oggi sono oltre 400: in 10 anni i debiti sono decuplicati.

10 anni fa i conti cittadini sono andati in rosso e da allora i suoi debiti non fanno che aumentare, per tappare la falla si cede alle mire dei vari speculatori in agguato, anche quando nessuno comprerebbe un auto usata da loro (vedi: Estcapital, Benetton, Stefanel, Coin e Cardin).

10 anni fa questi ragionieri della crisi han cominciato a vender tutto: palazzi, isole, asset azionari.. ma i risultati sono pilotati dagli interessati e si risolvono regolarmente in un impoverimento, per cui alla fine il bilancio non lo si salva mai, ma anzi va sempre più in rosso.

10 anni almeno è che un comitato d'affari governa la città. Quando anche la Giunta è dà sempre retta dallo stesso partito, le reti di convivenze sono più sicure e rodate, ma pazienza: è la democrazia. Ciò che non è democrazia è un particolare settore della spesa comunale, assolutamente ingiustificata, illegittima, opaca.. passateci l'espressione:fuori controllo. È la spesa per la sorveglianza.

10 anni è che a Venezia si riscontra il livello locale più scandaloso delle politiche generali del controllo. Dal 2% al 4% di quel bene comune (quello sì, ahinoi) che è il debito pubblico, è stato sperperato per attuare misure di sorveglianza sbagliate. L'installazione di telecamere avanzate come quelle di Argos, di produzione militare israeliana, con sistemi di riconoscimento biometrico e tracciatura, sono costate una cifra record superiore ai 10 milionii. Per fare un paragone, l'appalto per la videosorveglianza del centro di Milano, ben più grande e giustificato, per lo meno per il traffico, è costato "solo" 800.000 Euro.

10 anni è che si ricorre a ordinanze per il decoro pubblico, nessuna delle quali è poi in grado di superare la prova del TAR. A Venezia si cerca di multare tutti: ci sono grottesche ordinanze che vietano di tutto: dal pic-nic del turista all'andare in giro in barca da soli (sono vietati gli ormeggi incustoditi alle rive publiche), dall'andare in giro con un borsone (anti-ambulanti) all'asportare bottiglie di vetro dopo una certa ora (questa in realtà funziona solo per i distributori), al tenere aperto un locale dopo le 23 se hai la sfortuna di avercelo a Santa Margherita (coprifuoco anti-schiamazzi) all'esporre souvenir nel tuo negozio oltre il 45% della superficie.. Se anche ottieni i permessi, certi generi musicali indecorosi sono proibiti (discriminato pure il Fusion Jazz), sono vietati i petardi a capodanno, i carretti a carnevale, i falò in spiaggia e un sacco di altre cose.

É necessario tartassare così i cittadini? Queste ordinanze non funzionano: l'applicazione costa ma pochi pagano queste multe. Si preferisce pagare un avvocato!

L'ultima perla è proprio l'ordinanza coprifuoco per i locali di Campo Santa Margherita, triste ma vivace piazza della zona universitaria, da tempo microfonata e videosorvegliata, dove gli studenti, privi sostanzialmente di alternative, consumano stancamente il rito dell'aperitivo, sforando saltuariamente i decibel vocali consentiti. L'inquinamento sonoro è realtà su buona parte del territorio (basti considerare le attività portuali a ridosso delle case) ma i giovani evidentemente danno fastidio a qualche vecchio notabile babbione residente in zona. Cassata l'ordinanza dal TAR, il Comune, che teoricamente non ha più i soldi neanche per piangere, spende 180.000 euro per l'operazione presidio permanente. Due vigili urbani provenienti da altri uffici, lasceranno sguarnite le loro postazioni originali per essere spostati in mezzo al Campo. Residenti, esercenti, tutti sanno che, fosse anche fisso come una caserma, non sarà questo provvedimento a risolvere alcunchè: è solo un reality show della sicurezza. Questa tipica misura di facciata è emblematica: colpisce l'unica zona vissuta rimasta in città, dove la videosorveglianza si è già rivelata inutile.

Come vedremo durante la manifestazione Freedom Not Fear, ciò non dipende dal fatto che parte delle videocamere può essere non collegata, non funzionante o priva delle necessarie autorizzazioni. Capita anche all'estero, dove le CCTV sono meno abusive e meglio segnalate, che la videosorveglianza in sè sia coinvolta nella risoluzione di meno dell'1% dei casi. Anche in Italia, come in tutti i paesi non coinvolti in conflitti, i crimini calano e mai in ragione di una maggiore repressione, bensì come tendenza comune a tutti i paesi sviluppati.

PERCHÈ A CARNEVALE?

Ci risiamo.

Anche quest'anno la città di Venezia è pronta a celebrare una giornata ove il richiamo al passato dovrebbe essere visto dietro a maschere, artigianalmente costruito seguendo il filo storico, delle conoscenze ormai perse nel tempo, riducendo un giorno di "gogliardia" e arte, in una giornata di esibizionismo, maccanico senza piu riuscire a ritrovare un Cuore nella vera realta del Carnevale storico di Venezia, oltre a umiliare spudoratamente e a volte purtroppo, recando anche danni alle storiche strutture del lido di venezia.

La Piazza trasformata in un giardino di polistirolo per miliardari stranieri, dinosauri semoventi, presentatori usciti dal bagaglino, festini-lager con vista grandi navi, nobildonne lanciate a tutta velocità dal campanile (purtroppo atterrate senza danni) .

Questo e molto altro schifo è stato e sarà il carnevale di Venezia Markette & Eventi.

Dell'antica festa popolare, che nonostante tutto fino a 10 anni fa sapeva riprendersi e svegliare le strade di questa città inebetita dal denaro, quasi più nulla rimane. Ogni manifestazione spontanea, proveniente dal basso, sia essa un concertino organizzato all'ultimo minuto o bere con gli amici davanti ad una cassa musicale viene osteggiata e repressa. L'assurda ordinanza "anti-carretti", voluta dalla giunta Cacciari, è non più vecchia di un paio d'anni.

L'unica libertà concessa è quella di scegliere se sbronzarsi nel campo più fighetto o vomitare in quello più "alternativo".

Venezia, come non mai, diventa brand: piatta etichetta da vendere e appiccicare su eventi scadenti e costosi, in cui diventa impensabile anche camminare.

Nel frattempo la città, quella vera, fatta da persone e da relazioni, la città che continua a esistere prima, dopo e nonostante il carnevale, muore.

Muore soffocata da turisti in pellegrinaggio sulle sue rovine.

Muore sorvegliata da centinaia di telecamere, occhi mai spenti che spiano ogni suo anfratto.

Muore nella bara dorata del consumo, tra le vetrine di lusso e le ordinanze del "decoro".

Muore nelle sue carceri, nelle stive di una nave ormeggiata in un porto pieno di scemi con le macchine fotografiche al collo.

Muore perchè privata dei suoi abitanti, deportati in un entroterra sempre più spersonalizzato e triste.

Ma quando tutto muore, e nulla sembra più da perdere, arriva il momento di rischiare.

La folla può trasformarsi in occasione di incontro.

La confusione una circostanza inedita per agire.

Una maschera, in una città di maschere, una condizione da non lasciarsi scappare.

Arrivederci tra le calli, per riprendercele.

Page last modified on 17-01-2013 18:58